Gli esseri umani vivono aggrappati ciascuno alla propria conoscenza e alla propria rappresentazione del mondo e questo chiamano "realtà"... però i concetti stessi di "conoscenza" e "rappresentazione" sono quanto mai labili e ambigui... nessuno può essere sicuro che ciò che chiama realtà non sia solo una illusione. In fondo, non è forse vero che le persone vivono immerse nel torpore dei propri preconcetti?

sabato 5 maggio 2012

Il CICAP e le sue menzogne


 Molte volte, le loro inchieste sono risultate attendibili, e hanno smascherato truffatori e saltimbanchi, bisogna avere l’onesta intellettuale di riconoscerlo. Ci sono però alcune zone d’ombra e abbagli clamorosi. Come nel caso della Sindone, catalogata senza dubbio come falso, ricostruzione sbugiardata subito dopo. O come l’indagine sui cerchi nel grano, caduta nel ridicolo. E il caso dei roghi di Caronia, per il Cicap normalissimi, per il ministero dell’interno e il CNR inspiegabili. Ultima in ordine di tempo la scomunica dell’omeopatia, oggi riabilitata pienamente dalla scienza. Un’analisi completa sulle cantonate prese dal CICAP.
Partiamo dal caso più clamoroso, l’affermazione che la Sindone si può riprodurre. Una delle tecniche preferite dai seguaci del comitato è annunciare di essere in grado di replicare una copia perfetta di qualcosa ritenuto “incredibile”. Hanno tentato anche con i cerchi nel grano, e i risultati sono stati ridicoli. Nessun dubbio infatti che i cerchi si possano riprodurre, lo hanno fatto i ciclemakers con risultati notevoli, ma non cisono riusciti certo gli italianissimi investigatori dell’occulto. Ma torniamo alla Sindone. In occasione del XI° Congresso del CICAP tenuto ad Abano Terme il 9, 10 e 11 ottobre il dott. Luigi Garlaschelli, chimico dell’Università di Pavia, ha tenuto una relazione dal titolo “La Sindone si può riprodurre: in cui ha presentato la sua ricerca che gli ha consentito di ottenere per la prima volta una riproduzione della Sindone in grandezza naturale (4,40 x 1,10 metri).

Secondo il Cicap infatti nonostante molti ritengano il lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo presenti caratteristiche inspiegabili e irriproducibili con mezzi umani, Garlaschelli era riuscito a fare il “miracolo”. L’annuncio ha provocato un eco internazionale, servizi Tv, e via di seguito. Ma com’è andata a finere? Tutto falso. Naturalmente gli studiosi veri della sindone insorsero. Proprio gli scienziati (quelli veri) di cui il Cicap tante volte prende le difese, etichettarono l’annuncio sulla Sindone un raggiro, stupendosi per le affermazioni prive di rigore scientifico che si erano sentite nel convegno. Le motivazioni che confutavano la realtà che la Sindone potesse essere riprodotta erano cristalline. È infatti possibile riprodurre alcune fattezze macroscopiche della Sindone, ma è assai più difficile riprodurre le caratteristiche microscopiche dell’immagine corporea ivi impressa. Nessuno, nemmeno con lo stato dell’arte delle tecnologie attuali, è stato sinora capace di riprodurre tutte insieme tali caratteristiche estremamente particolari. Anche un articolo a nome di 24 studiosi pubblicato su Internet (www.shroud.com/pdfs/doclist.pdf )  riporta l’impossibilità attuale di riprodurre tutte le fattezze della Reliquia più importante della Cristianità. A tal proposito un articolo illuminante lo potete leggere qui riportato dal blog Insolitanotizia. Ho ritenuto opportuno riportarlo integralmente:
E’ di qualche mese fa la notizia che il CICAP, nella persona di Luigi Garlaschelli, avrebbe riprodotto la Sindone in laboratorio. Infatti secondo Simone Angioni: ” Dopo tanti anni di ricerche e speculazioni sulla possibilità di riprodurre una copia esatta del telo esposto a Torino, finalmente si è fatta chiarezza: è possibile riprodurre la Sindone con tecniche che esistevano già nel 1300.”
Così la gran cassa della propaganda positivista cicappina è partita con conferenze stampa, riunioni settarie e relazioni presso università varie, per far sapere al mondo che loro sono riusciti a chiarirci le idee su quanto poco di misterioso ci sia nel lenzuolo che per molti è ancora il sudario di Gesù Cristo. Infatti grazie a Thor, lui ci ha mostrato quanto siano futili eventuali elucubrazioni sulla possibilità storica dell’autenticità e sull’ipotetica sacralità del lenzuolo di Torino. L’immagine è di Gesù Cristo? Ma per favore, è palesemente un falso medievale. Sarebbe la traccia della resurrezione di Nostro Signore? Ma dai, è un po’ di pigmento ocra slavato via! Strano che, tranne per gli amici della bocciofila e i soci CICAP, non ci siano tanti altri scienziati disposti a scommettere sul proprio ateismo fideistico in questo modo, ed è ormai chiaro a tutti come il resto del mondo scientifico rifiuti di pronunciarsi sull’autenticità della Sindone, proprio perchè essa possiede delle caratteristiche davvero peculiari non chiarite, non riproducibili, che in seguito analizzeremo. E se pensate che Garlaschelli sia arrivato là dove emeriti specialisti sindonici non poterono in tanti anni, beh vi sbagliate: purtroppo è la solita mezza verità, la solità tattica da venditori di fumo in cerca della ribalta popolare, per apparire 5 minuti nel tg della rai e prendere gli applausi dei loro amici atteggiandosi a grandi uomini di scienza. Ma veniamo ai fatti: Di per sè la Sindone analizzata al microscopio presenta degli elementi che per anni hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso l’autenticità storica, verosimilmente databile ai primi anni del cristianesimo. Questo perchè ci sono particolari così precisi ed imprevedibili, come la trama a lische di pesce, i pollini di piante presenti solo in Palestina attorno al primo secolo, nonchè i segni della crocefissione ai polsi, e non nelle mani come nell’iconografia classica medievale, che logicamente punterebbero a tale epoca . Ma perchè allora insinuare ad una truffa proprio risalente a 600-700 anni fa? Perchè Dio non esiste, e su Gesù ci sono poche certezze storiche, ma soprattutto per rispettare il classico stereotipo da reliquia bisogna estirparne il sacro, e dulcis in fundo perchè il test al Carbonio 14 effettuato anni fa impunemente stabilì XIV secolo. Questo è il vero snodo che autorizza i soliti saccenti materialisti convinti a sproloquiare sulla medievalità della Sindone. Peccato che ormai nessuno lo consideri più valido. Infatti la Sindone è un tormento inaccettabile per le menti squadrate di certi scettici impenitenti, non era possibile permettere che da questo enigma sgorgasse tutta questa spiritualità e tutta questa superstizione: era troppo pericoloso non razionalizzare il mistero, quindi partì la macchina per la campagna di calunnia, che culminò nella datazione al radiocarbonio. C’è da dire che per quanto lo sforzo di banalizzarne il trucco risultò inutile, chiunque provò a replicarla, con statue incandescenti, pitture varie, vapori e radiazioni, si beccò solo un sacco di pernacchie. Le tesi addotte talvolta riguardavano tecniche ed ipotesi così arzigogolate ed assurde (tra le quali la più bella tirerebbe in ballo addirittura Leonardo Da Vinci) da riempire un bestiario ad hoc. Altre volte quando il metodo poteva essere plausibile è sempre cascato l’asino proprio sulle caratteristiche meravigliose del lenzuolo magico. Infatti come per l’imbrattatura di Garlaschelli, resistono almeno 2 caratteristiche mai eguagliate e non ancora spiegabili da nessuno, senza le quali millantare di aver “riprodotto la Sindone” vuol dire mettersi sullo stesso piano del peggior teleimbonitore truffatore wannamarchiano. Nessuno al mondo è ad oggi riuscito a replicare l’incredibile tridimensionalità dell’immagine sindonica, nè tantomeno a risovere l’enigma dele fibre insanguinate, sotto alle quali non ci sono tracce dell’immagine, che quindi risultano essere precedenti all’”impressione” della figura del corpo. Insomma chiunque avesse “riprodotto” con qualche stratagemma le membra del suppliziato, lo ha fatto senza intaccare in nessun modo la fisiologicità della sostanza ematica: nè con bruciature, nè con acidi, nè tantomeno con pitture varie. Nella versione fallace di Garlaschelli, il quale sostiene che la pittura è scomparsa anche grazie all’invecchiamento del tempo, ma sostanzialmente “lavata” via con procedimenti chimici, non si capisce com mai il sangue sia rimasto integro nonostante questa pulizia chimica. Senza dilungarci sulle inesattezze e sugli altri particolari tralasciati dal drappo di Garlaschelli, (nonostante da bravo scolaro abbia avuto la brillante idea di copiare il compitino a tal punto, da tralasciare sì importantissime caratteristiche, ma facendo quattro bellissime bruciature per riprodurre realisticamente i danni dell’incendio del XVI secolo) come l’approssimazione del suo tentativo di tridimensionalità, e il silenzio tombale sul modo in cui poter risparmiare il sangue dalla contaminazione dell’immagine, sappiate solo che l’aggettivo più gettonato dagli esperti è stato “infantile”. Ridicolo sarebbe altrettanto corretto, se non fosse che taluni giornali e una manciata di servizi televisivi degli amici del CICAP, abbiano battuto il ferro fino a farlo diventare caldo, tanto che chissà quante menti impreparate e un po’ ignoranti si saranno davvero convinte che quel formidabile scienziato di Garlaschelli, abbia davvero svelato l’arcano della Sindone! Capite l’arguzia e la bassezza di tali buffonate? capite il volume dell’acqua tirata al proprio mulino da questi balbuzienti della scienza, e i vantaggi economici e pubblicitari che ne derivano? Riuscite a comprendere il losco e ingannevole percorso di questi burattinai del sapere, il cui unico senso e scopo è accaparrarsi consenso verso il proprio schieramento? Certo che chi conosce il CICAP, i loro metodi, e soprattutto i personaggi che ne fanno parte, non ne sarà sorpreso, e in fondo non potrà che sorridere ad immaginarsi Garlaschelli e Angioni che di nascosto si pitturano le chiappe di “ocra” (e con con tali penosi risultati!). Ma nel contempo non potrà non dolersi nel capire che un altro gradino è stato salito dalla disinformazione, grazie a questa manovra nichilista bugiarda. Ma non basta. Il CICAP, contando sull’ignorante fiducia, tipica del sentito dire del gregge dei propri sostenitori, espone il proprio capolavoro esordendo così: “La datazione al radio carbonio eseguita nel 1988 ha consentito di confermare che il telo fu prodotto proprio in quel periodo”, ovviamente accennando alla datazione medievalista. Ecco! di nuovo mentono sapendo di mentire! Una vera e propria scorrettezza, preambolare il discorso con tale assunto mendace. Quando fu pubblicato il risultato dei 3 test effettuati su lembi del lenzuolo, gli scettici scoppiarono a ridere di gioia sbandierando ai 4 venti la loro vittoria trionfale: la ragione aveva finalmente prevalso sulla fede e finalmente si poteva compatire con un ampia gamma di derisioni tracotanti, i poveri fessi ancora convinti del fatto che su quel lino antico ci fosse l’impronta del Cristo. E le facce rilassate di negazionisti storici di mezzo mondo brillarono soddisfatte e un po sfottenti, come dire: lo sapevo.. Quando recentemente venne finalmente messo in dubbio questo risultato parziale, il messaggio era ormai passato e il pregiudizio aveva messo in serio pericolo, il giudizio dell’uomo illuminato e logico che vuol capire. Ma la realtà è che il test è stato effetuato quando le tecnologie applicabili a questo tipo di ricerca erano all’inizio, e con gravi vizi di forma. In oltre bisogna ammettere che per la sua storia, la Sindone ha avuto diversi tipi di contaminazioni che potrebbero aver compromesso un esito sereno di tali risultati, come ad esempio incendi, fumigazioni, compromissioni biologiche note e sconosciute, incalcolabili. Inoltre come sostenuto da più parti, ad esempio lo storico dott. Canfora ( strenuo difensore della tesi del manufatto medievale) il quale: “”concorda (…) sulla inattendibilità dell’esame con il carbonio 14, che colloca l’origine del manufatto nel Medioevo: “(…) il carbonio 14 per oscillazioni di tempo brevi è, più che inattendibile, inutile. Serve a stabilire se una certa selce è del Pleistocene o dell’Età del ferro. Ma per oggetti come la Sindone o il Papiro di Artemidoro affidarsi all’esame del carbonio 14 è ridicolo”.”" Quindi o si effettua nuovamente il test e si stabilisce un criterio valido per effettuarlo, senza cadere negli inghippi che annullano il risultato di quello precedente, o basta, non si annoveri più tale misurazione tra le prove addotte da chiunque sostenga la tesi medievalista. Piuttosto se ne discuta esclusivamente a livello storico. Chi continua a farlo come i lestofanti per il controllo delle affermazioni sul paranormale, INGANNA SAPENDO DI FARLO! La cosa abominevole e odiosa è però che molti scienziati, in primis quelli del CICAP, sanno queste cose ma continuano a far finta di niente, o peggio a mentire, cadendo nella stessa miopia fuorviante tipica proprio dell’atteggiamento fideistico che vorrebbero combattere, dimostrando una volta di più (ove necessario) la propria inadeguatezza nell’ergersi a misuratori delle cose, obiettivi svelatori di misteri. Esiste qualcosa di peggio di chi in nome della ragione e della verità inganna sapendo di farlo, o presenta i fatti nell’ottica parziale delle proprie convinzioni, per giungere forzatamente proprio a quei risultati voluti in partenza? Per questioni di principio lo squallore che emana da questa vicenda è disdicevole e la bassezza di tale raggiro è spregevole. Con questo non si sta dicendo che la Sindone è sacra o magica, me ne sbatto di cosa rappresenta, ma sappiate che se volessimo far di conto e calcolare le probabilità del fatto che sia autentica e che l’uomo ritratto su di essa sia Gesù di Nazaret.. beh sono davvero molto, mooolto elevate. Seriamente. Ad oggi poi un nuovo elemento è saltato agli occhi degli esperti. Infatti come già notato anni fa, esiste l’immagine delle lettere di un probabile cartiglio, collocato sulla sindone, di cui nessuno vi ha mai parlato. Oggi finalmente la dottoressa B. Frale, esimia ricercatrice, Officiale responsabile degli Archivi Vaticani, ha finalmente aperto una nuova era nello studio storico del lenzuolo più famoso del mondo, traducendo quei pochi brani del probabile cartiglio che giacque sul telo di lino, che ossidatosi col tempo, subendo probabilmente lo stesso fenomeno sconosciuto che impressionò l’immagine della Sindone, lasciò la sua impronta. Secondo la dottoressa Frale (come scritto nel libro “La Sindone di Gesù Nazareno”) queste scritte sarebbero l’impronta di documenti per l’identificazione della posizione burocratica della salma, che se autenticate, indubbiamente collocherebbero il lenzuolo all’anno 30 D.C., confermando che al suo interno si trovò il corpo di Gesù Cristo. Tutto combacia. Le scritte sarebbero in latino, ove porterebbero il “visto” del governatore romano riguardante il verdetto del Sinedrio, il quale scritto in aramaico conterrebbe proprio l’accusa di sobillazione del popolo imputata a Gesù. In greco invece sarebbero state riportate le disposizioni legali religiose per il trattamento della salma, la quale a causa del delitto commesso, avrebbe dovuto riposare per un anno in un sepolcro pubblico, per purificarsi e poter essere ospitato in seguito nel sacro sepolcro di famiglia. Molti personaggi a livelli trasversali non accettano tali conclusioni, farfugliando di lettere invisibili ed errori grammaticali; fatto sta che a livello storico, tutto sembra più che plausibile. In fatti le 3 lingue erano quelle parlate in Palestina a quei tempi, sotto il dominio dell’ Impero Romano all’epoca di Tiberio. Le disposizioni legali burocratiche e l’ipotetico cartiglio , probabilmente applicato al sudario da un ufficiale romano dello Stato Civile , corrispondono a plausibilità storica, e la data del 30 D.C. è quella più verosimile per la morte storica di Gesù. Perchè allora se a livello scientifico tutto punta verso l’autenticita del lenzuolo, e a livello storico tutto sembra richiamare la figura di Gesù Cristo il Nazareno, ancora si esclude scientificamente la possibilità che lo sia? Perchè taluni scienziati si affannano ancora a confutarne le certezze, piuttosto che a confermarne gli elementi peculiari? Di cosa si ha paura??
Uno dei pochi ricercatori sereni è proprio uno della primissima ora, ed è forse il più preparato scienziato che abbia studiato a fondo la Sindone. Questi è il dott. Baima Bollone, docente di Anatomopatologia all’Università di Torino. Egli sostiene che la così detta Sindone è: un lenzuolo funerario che è stato messo sotto il cadavere, poi adagiato sopra e chiuso ai piedi. Se ne vede l’immagine del lato superiore ed inferiore. E’ certamente l’immagine di un cadavere. E’ la posizione di rigor mortis di un uomo crocifisso, presentante un ampia lesione sul costato da cui è fuoriuscito sangue dopo la morte. Quando ancora vivo deve aver subito diverse lesioni da flagellazione e l’ imposizione di un casco di spine sul capo. Per la posizione dei chiodi nelle membra, ‘inchiodamento è quello tipico della crocifissione romana. L’uomo a cui appartiene il cadavere era snello, alto e di tipo semitico. Il sangue è vero sangue umano: non è un dipinto, non è un falso. Baima Bollone sostiene che la riproduzione di Garlaschelli, “che è stata così pubblicizzata recentemente” è grossolana, e non riporta le principali caratteristiche peculiari del lenzuolo originale. Infatti sul lenzuolo esiste un divario tra le macchie di sangue e le immagini corporee. Ovvero le macchie di sangue vitale sono state versate prima della produzione delle immagini (come già spiegato in precedenza infatti, al di sotto delle macchie di sangue non vi è traccia delle immagini). Per di più esiste una discrepanza topografica tra le macchie e le immagini: man mano che ci si allontana dal centro del lenzuolo verso la periferia, le macchie ematiche presentano un allargamento, la classica deformazione da contatto, come raddrizzando una superficie curvilinea, mentre le immagini, del volto ad esempio, hanno una caratteristica proiezione lineare, oltre che tridimensionale: pur nascendo da una superficie “curvilinea” (quella del capo) non hanno tale deformazione. Questa enigmatica disposizione dei fattori rimane infalsificata (da Garlaschelli) ed al momento infalsificabile. Secondo l’esimio professore (che la sa lunga) la Sindone non è un manufatto, ma una realtà archeologica. In conclusione non vi sono certezze scientifiche sulla datazione e sull’identità dell’uomo della Sindone, ma tutti gli indizi logici indicano che, per lo meno storicamente, sembra davvero autentica. Le probabilità sono di gran lunga superiori a quelle richiamanti ad un’ipotesi di falsificazione medievale, a maggior ragione se considerato un manufatto. Capisco la frustrazione di Garlaschelli, del CICAP, e di tutte quelle teste d’uovo che vorrebbero distruggere ed eliminare il meraviglioso da questo mondo, e razionalizzare il mistero anche di questo oggetto. Ma non è certo con 4 stracci dipinti con sostanze disponibili nel XIV secolo, che si può spiegare un enigma come quello in questione, così come non si può eliminare l’ipotesi che esistano poteri psichici sconosciuti ed eventi metafisici reali per il fatto che nei loro laboratori non si possano provare scientificamente. La mentalità della negazione non paga in questo campo, e fino a quando il CICAP o chi per essi non si renderanno conto che il cosmo non è fatto a misura d’uomo, continueranno a prendere sonore cantonate come in questo caso. La scienza deve essere affascinante, ma soprattutto affascinata dal mistero, non porsi ad esso in posizione di pregiudizievole superiorità. Sciocchezze come questo esperimento verranno presto dimenticate, così come i protagonisti di questa storia, ma possiamo dire lo stesso del messaggio che hanno insinuato? Resta infinita tristezza per la mancanza d’umiltà, ma soprattutto per l’atteggiamento meschino, di chi pur avendo idea della meraviglia insita in certi fatti delle umane esperienze, preferisca temere l’ignoto anzichè percorrerlo nella sua avventurosa ricerca, e guadagnandosi con la paura il diritto di ergersi a giudice assoluto, inganna gli uomini, esaltando la propria cecità a virtù sublime.
Ad ogni modo nonostante anche la BBC abbia sbugiardato la tesi del CICAP, lo scopo dell’associazione era raggiunto, i media italiani sempre molto servizievoli avevano lanciato lo scoop che il CICAP aveva scoperto che la Sindone era un Falso Medioevale, senza ritornare sul pezzo dando l’epilogo finale: il CICAP aveva non solo mentito, ma alterato volutamente dei risultati scientifici mistificando la realtà.
  Il CICAP e l'omeopatia   
  Il Parere del CICAP sull’omeopatia è chiaro: scrive Luigi Garleschi ( lo stesso della Sindone) ricercatore al Dipartimento di Chimica Organica dell’Università di Pavia: Come un’anziana e dignitosissima vecchia signora, l’omeopatia se ne sta tra la pletora delle sue nipotine, le deliranti terapie alternative New Age, forte del prestigio di quasi duecento anni di vita. Verrebbe da dire “forte di duecento anni di onorata attività”, se non fosse che la sua esistenza è stata fin dall’inizio, e continua ad essere, molto contestata. E’ bensì vero che preparati omeopatici vengono prescritti da medici, ma è anche vero che questa strana disciplina non si insegna nei corsi universitari. E’ vero che i preparati omeopatici si vendono solo in farmacia, ma non contengono alcuna molecola farmacologicamente attiva. E vengono denominati farmaci ma – unici tra tutti gli altri cui vorrebbero somigliare – non possono essere reclamizzati, e non recano la composizione. Devono invece recare la scritta “medicinale omeopatico, perciò senza indicazioni terapeuticamente approvate. Allora guardiamo gli studi, affidandoci proprio all’indagine con metodi scientifici e cosa scopriamo? E’ dimostrato: l’omeopatia classica è efficace nelle malattie croniche e dimezza il consumo dei farmaci. Pubblicato da un’equipe di epidemiologi dellUniversità di Berlino, per la prima volta sono stati studiati gli effetti a lungo termine dell’omeopatia nella pratica clinica corrente. Lo studio è stato compiuto da 103 medici omeopati diplomati in omeopatia classica.   
Dettagli della ricerca Tedesca:
Lo studio ha coinvolto 3981 pazienti (di cui 1139 bambini) affetti nella quasi totalità da malattie croniche (le più comuni erano rinite allergica negli uomini, cefalea nelle donne, dermatite atopica nei bambini). Dopo 24 mesi è stato effettuato il controllo del risultato della terapia omeopatica, utilizzando un sistema che permetteva di controllare non solo l’evoluzione della malattia principale ma anche della totalità dei sintomi (e quindi lo stato di salute complessivo). Questi i risultati:
Adulti: la gravità della malattia è diminuita di oltre il 50% (da 6.2 a 3.0)
Bambini: la gravità della malattia è diminuita di oltre il 70% (da 6.1 a 2.2)
Contemporaneamente si è osservato un miglioramento dello stato di salute generale sia negli adulti che nei bambini. Lo stato di salute è stato valutato con un questionario validato internazionalmente (SF-36).

Inoltre, il consumo di mecinali convenzionali pass dal 45% allinzio dello studio al 26.8% dopo 24 mesi.
Lo studio è molto importante in quanto:
1. dimostra su di un ampio gruppo di pazienti, seguiti per lungo tempo, che la medicina omeopatica è altamente efficace, cioè modifica in modo sostanziale il decorso della malattia del paziente (diminuzione di gravità della malattia dal 50 al 70%);
2. conferma che l’efficacia sulla singola malattia si ha in quanto il medicinale omeopatico, a differenza di quello convenzionale, ha un’azione d’insieme su tutto l’organismo (cura la malattia e l’individuo, infatti lo stato di salute complessivo migliora);
3. dimostra che questi risultati sono stati ottenuti con l’omeopatia classica: questa metodica quindi, non solo ha solide basi scientifiche (è basata su dati sperimentali, le sperimentazioni sull’uomo sano), ma dà anche importanti risultati clinici;
4. sottolinea l’importanza della competenza dei medici omeopati per ottenere risultati così favorevoli: dopo un training in omeopatia, i medici dovevano avere almeno 3 anni di pratica clinica per partecipare allo studio;
5. dimostra che in un periodo di tempo medio (2 anni) il consumo di farmaci convenzionali diminuisce quasi del 50%. Lo studio non è stato progettato per valutare il risparmio economico prodotto dalla medicina omeopatica classica ma è evidente che l’omeopatia, usata su larga scala, produce un enorme risparmio come costo, in farmaci convenzionali.
Inoltre l’omeopatia classica costa molto poco perchè usa un solo medicinale omeopatico, composto da una sola sostanza. Questi medicinali, detti Unitari, costano in media 4-8 euro e si utilizzano a lungo.

Note:
Omeopatia classica: metodologia omeopatica in cui si utilizza un solo medicinale omeopatico per volta basandosi, per la prescrizione, sulla totalità dei sintomi del paziente (e non su un sintomo o due, come si fa normalmente nella medicina convenzionale).
Fonte: Andrea Valeri, resp. dipartimento di ricerca scientifica, Soc. Italiana di Medicina Omeopatica
Claudia Witt1, Rainer Lüdtke2, Roland Baur1, Stefan N Willich1.
Pratica medica omeopatica: I risultati a lungo termine di uno studio di coorte su 3981 pazienti. BMC Public Health. 2005 Nov 3;5:115.
1Istituto di Medicina Social]e, Epidemiologia, Economia della Salute; Centro Medico dellUniversità di Charité, D-10098 Berlino, Germania
2Fondazione Karl e Veronica Carstens, Deimelsberg 36, D-45276 Essen,Germania
Un’altro importante articolo che vi riporto è quello sui fuochi Caronica. Infatti il caso dei fuochi di Caronia: per il cicap è tutto normale, ma per lo stato italiano il fenomeno è inspiegabile.  Fonte:http://www.ufoonline.it/
 Ricordate sicuramente i fenomeni di autocombustione nelle case di decine di siciliani, registrati dal gennaio del 2004, che hanno condotto nell’isola scienziati di tutto il mondo a caccia della soluzione del ‘giallo dei fuochi spontanei’. Ecco cosa scriveva il CICAP in merito agli eventi siciliani tramite Massimo Polidoro in persona: Come CICAP abbiamo indagato in passato episodi di incidenti e incendi “spontanei” in abitazioni e luoghi di lavoro. In tutti i casi, alla fine, si e’ scoperto che una o piu’ persone, spinte dai motivi piu’ svariati (rivalsa, scherzi di cattivo gusto, desiderio di attirare l’attenzione, noia…), erano dietro ai fenomeni. Erano loro, cioe’, ad appiccare il fuoco o a provocare gli altri disagi”. Ma com’e’ possibile che il fenomeno si diffonda in modo cosi’ ampio, come succede a Caronia?
“Dalla nostra esperienza emerge un quadro ricorrente. All’inizio, ci sono autentici disturbi, magari di origine elettrica (cortocircuiti, dispersioni…) del tutto normali, ma ravvicinati nel tempo. Poi qualcuno, colpito forse dal trambusto suscitato da questi episodi, decide per motivi suoi di “intervenire” in proprio e appicca il fuoco qui e la’. Appena si diffonde il panico, subentra un processo di emulazione, per cui anche altre persone decidono di fare la loro parte, alimentando cosi’ il fenomeno. E’ un po’ quello che e’ successo con quelli che avvelenavano le bottiglie d’acqua ai supermercati: all’inizio i casi erano uno o due, ma appena i giornali hanno cominciato a parlarne si sono moltiplicati fino a sparire quando l’attenzione dei media e’ scemata. Non sto dicendo che anche a Caronia le cose siano andate in questo modo, ma certo e’ un’ipotesi da considerare e che, mi sembra, ha avuto poco rilievo sui media”. Come si spiega che il fenomeno appare essersi molto ridotto nelle ultime ore?
“Sembrerebbe la conferma di una ben nota “legge” del paranormale: quando i controlli sono zero i fenomeni sono 100, quando i controlli salgono a 100 i fenomeni scendono a zero. Adesso cioe’ che il paese e’ stato sgomberato e si e’ riempito di esperti della protezione civile, dell’Enel, delle ferrovie e delle compagnie telefoniche il fenomeno si e’ come dissolto. Chissa’, nel caso fosse qualche “buontempone” – per cosi’ dire – a provocare i danni adesso certo non ha piu’ la possibilita’ di muoversi indisturbato. Come CICAP, comunque, non escludiamo di condurre un’indagine sul posto se i fenomeni dovessero proseguire”.Tutto risolto e i creduloni messi all’angolo penserete voi? Nemmeno per sogno.
Un fascicolo riservato, consegnato a Palazzo Chigi al vertice della Protezione civile: la causa sono “test militari segreti o esperimenti alieni”. Le formule utilizzate sono quelle di un testo da guerra dei mondi: “Tecnologie militari evolute anche di origine non terrestre potrebbero esporre in futuro intere popolazioni a conseguenze indesiderate. Gli incidenti di Canneto di Caronia potrebbero essere stati tentativi di ingaggio militare tra forze non convenzionali oppure un test non aggressivo mirato allo studio dei comportamenti e delle azioni in un indeterminato campione territoriale scarsamente antropizzato”. Fantascienza? No un documento ufficiale del governo italiano. Dopo che Polidoro e soci dunque avevano risolto tutto, il vaso di Pandora si era riaperto. Per spiegare le ragioni di più di 180 roghi spontanei con elettrodomestici staccati dalla rete elettrica improvvisamente in fiamme, navigatori satellitari squagliati e cellulari impazziti, padre Gabriele Amorth, nel 2005, scomodò persino il diavolo, dopo che gli scienziati del Cnr, dell’Istituto nazionale di geofisica e di laboratori di mezza Europa avevano alzato bandiera bianca. Il governo Berlusconi ci volle vedere chiaro e creò una task force con tecnici di carabinieri, aeronautica e Marina militare, insieme agli esperti della Protezione civile e a un ricercatore della Nasa ingaggiato negli Usa. Risultato: l’estensione del campo di indagine a 309 strani episodi verificati lungo l’asse tirrenico, ma anche nel canale di Sicilia, per i quali, dopo tre anni, sono state escluse tutte le possibili cause naturali.
Anche in quella circostanza il CICAP prese un granchio, si dimostro precipitoso nelle conclusioni e fu smentito da tutti i fascicoli di ricerca ufficiali e addirittura dal Cnr e da un comitato d’inchiesta militare. Da questi tre episodi emblematici ( ma c’è ne sono altri) si capisce che il rigore scientifico che il Cicap sbandiera è una chimera. Le tesi del CICAP hanno lo stesso difetto di quelle complottistiche, sono gravate da pregiudizio, con la smania di voler chiudere casi che rimangono aperti, voler risolvere misteri che rimangono insoluti. Nel caso di Caronia per esempio il comitato è stato sbugiardato e umiliato da ricercatori ben più preparati, e da conclusioni che sono opposte alle tesi semplicistiche esposte dallo stesso Polidoro nei suoi interventi sul caso. Sulla Sindone la magra figura è stata anche più grave. Insomma se si usano i parametri del CICAP essi stessi risultano agli occhi degli altri una settaria formazione di credoloni al contrario. Essi credono a se stessi ancor prima che all’evidenza, palesando un rispetto delle regole di inchiesta solo apparente, e dimostrandosi nella maggior parte dei casi più superficiali degli stessi nemici che combattono: l’ignoranza, il falso, il raggiro.











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